Pubblicato da admin il 15 Novembre 2012

Spesso la mancanza di Linee Guida di una determinata patologia è la causa dell’atteggiamento rinunciatario  da parte  della classe medica, in quanto  la moderna  medicina è basata sull’elaborazione e raccomandazione di un “comportamento clinico”  basato sugli studi scientifici più aggiornati,secondo il proprio metodo. Esistono quindi delle linee guida nazionali che uniformano il comportamento del medico nei confronti della patologia.  Per ogni patologia,in definitiva,le linee guida descrivono le alternative disponibili e le relative possibilità di successo in modo che il medico possa orientarsi nella gran quantità di informazione scientifica in circolazione,il paziente abbia modo di esprimere consapevolmente le proprie preferenze, e l’amministratore possa compiere scelte razionali in rapporto agli obiettivi  e alle priorità locali.

Ora , allo stato attuale,  sembrano non esistere delle linee guida nazionali per quanto riguarda il mesotelioma ,ma dal 2010 esistono delle linee guida europee  elaborate dalla Società Europea di Respirazione  e dalla Società Europea di Chirurghi Toracici per la gestione del Mesotelioma Pleurico Maligno.

Unico esperto italiano invitato a partecipare ed elaborare queste linee guida è stato il Dr. Luciano Mutti Presidente del gruppo di ricerca Gime (Gruppo Italiano Mesotelioma ) che paradossalmente non figura tra gli “esperti “nominati dal Ministero della Salute  che hanno il compito di prevenire e ricercare una cura per la più ,attualmente,infausta delle malattie asbesto correlate : il mesotelioma.

Ci auguriamo che i medici di base e quelli in corsia ne prendano visione e le  utilizzino nella loro quotidiana pratica clinica,non vorremmo che dietro il “vuoto” di raccomandazioni “nazionali” si trincerasse della semplice mancanza di conoscenza che perpetua l’atteggiamento nichilista caratterizzante ,spesso,  l’approccio clinico a discapito del miglior percorso terapeutico.

Vivaddio,almeno per la Tutela della Salute, seguiamo l’Europa.

2010 ERJ MPM Taskforce ERS-ESTS

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Pubblicato da admin il 22 Settembre 2012

Un nostro associato,subito dopo il convegno “Verso la 2a conferenza governativa” tenutasi a Casale Monferrato ha inviato una lettera al bisettimanale “Il Monferrato” per esternare le sue perplessità circa la parte del programma che riguarda la Ricerca.

Eravamo fiduciosi nel ritornare a Casale Monferrato,poiché  il Ministro della Salute , mantenendo l’impegno preso l’indomani della sentenza del Processo Eternit,conclusosi in primo grado con la condanna dei responsabili della multinazionale, vi andava a presentare il XV ° Quaderno della Salute .

In più di un’occasione il Ministro Balduzzi  aveva  ribadito la necessità di mettere a punto, in relazione alle tematiche connesse alla individuazione, bonifica, smaltimento dell’amianto ed alla tutela della salute, modelli d’ intervento ispirati ad un approccio integrato da estendere  a tutto il territorio italiano , in quanto il problema amianto si configura come una vera e propria “ emergenza nazionale” nonché sovranazionale.

In particolare per la Tutela della Salute ,facendo riferimento alla situazione di Casale Monferrato aveva  posto l’accento sulla necessità di un progetto centrato sulle diverse aree tematiche: prevenzione, sorveglianza, diagnosi precoce, ricerca clinica  e presa in carico dei casi, da estendere a tutto il territorio nazionale.

L’intendimento del Ministro, è stato messo nero su bianco nel XV ° Quaderno della Salute dai suoi collaboratori ,fornendone uno “stato dell’arte e prospettive in materie  di contrasto alle patologie asbesto correlate”.

 Questo “quaderno”,allo stato attuale ,è stato premesso, è una sorta di “work in progress” verso la conferenza governativa che si terrà a Venezia dal 22 al 24 novembre di quest’anno.

Noi ,associazione familiari vittime dell’amianto di Bari,  siamo rimasti colpiti  nel non veder elencato nelle “slide” esemplificative ,tra i siti d’interesse nazionale da bonificare , quello della Fibronit, responsabile di centinaia di morti tra gli operai e cosa più recente dall’ esplodere dei casi di mesotelioma tra i cittadini residenti ,che hanno avuto solo il torto di aver abitato o frequentato le scuole nelle vicinanze della fabbrica e che non hanno mai avuto a che fare con l’amianto.

Ci è sembrato come se la sofferenza della Città di Bari non venisse presa in considerazione ,nonostante l’opera meritoria sia della magistratura che degli operai e cittadini  baresi che per primi in Italia, hanno sollevato il problema della sicurezza sul lavoro e la pericolosità degli effetti patologici dell’amianto.

La nostra associazione ha uno slogan: lotta al mesotelioma e sostegno ai malati

Per noi la priorità è la ricerca di una cura,conosciamo,purtroppo bene, la fame d’aria, il respiro sincopato, ,l’effetto “corazza”del  torace o addome, la disperazione di chi combatte contro il mesotelioma ,la ricerca spasmodica di un percorso terapeutico efficace, proprio per questo ci aspettavamo che dal “Quaderno” emergessero da parte degli “esperti” indicazioni positive in tal senso.

Sulle quasi 200 pagine del documento nella parte riguardante la “cura” traspare una sorta di rinuncia ,abbondano espressioni del tipo: ” il ruolo della chirurgia sebbene stabilito dalla pratica clinica..è tuttora al centro di controversie” oppure si ammette che per molti anni,il trattamento medico del paziente affetto da mesotelioma pleurico è stato ed ancora  per certi versi  è  ,caratterizzato da un “atteggiamento nichilista” .

Forse per questo la parte più estesa ,nel documento governativo, riguarda l’individuazione dei siti, le problematiche dello smaltimento e della bonifica,argomenti questi ben sviluppati ,mentre l’aspetto della tutela della salute sembra sacrificato forse perché tra i coordinatori,persiste  ancora l’atteggiamento rinunciatario ; non possiamo dimenticare  che uno degli esperti nominati dal Ministro il prof. Garattini ebbe a dire che “ il mesotelioma appartiene al passato,destinato a scomparire quasi naturalmente essendo oggi bandito l’amianto”e quindi si punta alla prevenzione solo attraverso la bonifica dei siti, operazione questa che a nostro parere richiede tempi ancora più lunghi e finanziamenti più cospicui rispetto a  quello del contrasto all’emergenza sanitaria.

La parte riguardante la ricerca clinica è molto deficitaria,eppure nel mondo dei ricercatori v’è un certo fermento,ogni due  anni si tiene un congresso mondiale che riguarda la patologia del mesotelioma,organizzata proprio dell’IMIG,(International Mesothelioma Interest Group)l’ultimo del 2012 è stato tenuto a Boston non più di 10 giorni fa a cui hanno partecipato più  di 500 esperti,dove sono stati invitati anche gruppi di ricerca sul mesotelioma italiani,finanziate dalla Fondazione Buzzi onlus di Casale Monferrato.

Diceva un famoso  cardiochirurgo Sandro Bartoccioni,il quale si è trovato ad essere “dall’altra parte” della barricata che  l’ammalato di cancro si trova ad essere come il naufrago nell’oceano,resiste con la speranza che passi una nave a  raccoglierlo ed invitava gli ammalati a non demordere poiché “una battaglia è persa quando sei tu a pensare di averla persa”.

Fuor di metafora la nave ,per quanto riguarda il mesotelioma,è rappresentata dalla “ricerca clinica”,dalla chirurgia ,dalla radioterapia  e dai tentativi  cui  gli ammalati volentieri si sottopongono  per le future generazioni affinché  possa trovarsi una cura.

I risultati dipendono dalla collaborazione fra Pubblico e Privato, che fanno fronte comune per la ricerca di una cura,esiste già una rete di relazione  fra ricercatori occorre potenziarla e credere che l’interscambio possa portare a risultati a breve termine. Capiamo che si possa correre il rischio di ” illudere”, ma al tempo stesso non bisogna pensare sempre che si possa avere a che fare con “venditori di fumo”,vero  è che i tempi della ricerca sono lunghi,ma se non s’ inizia ad investire la cura del mesotelioma tarda ad essere trovata,occorre fare ogni sforzo con spirito positivo, occorre pensare ai “vivi” affinché non rientrino nel novero delle crude statistiche,ovvero gli inevitabili “colpi di coda pregressi”,in modo che  non vi sia una fine senza speranza ma una speranza infinita.

Lillo Mendola

 

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Pubblicato da admin il 1 Settembre 2012

“Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto-correlate”

è il titolo del “Quaderno della Salute” n.15  che sarà presentato a Casale Monferrato il 17 Settembre  2012  a sottolineare l’importanza dell’evento  saranno  presenti  oltre al Ministro della Salute Renato Balduzzi anche il Ministro dell’Ambiente  Corrado  Clini  ed il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali  Elsa Fornero.

L’incontro è organizzato in prospettiva della Seconda  Conferenza Nazionale amianto che si terrà a Venezia dal 22 al 24 novembre 2012 .

La nostra associazione sarà presente  poiché  ha aderito alla proposta di Bruno Pesce  sulla necessità di un coordinamento delle associazioni al fine di richiedere chiarimenti e/o  formulare proposte ai  dirigenti  del Ministero della Salute incaricati dal Ministro  per la preparazione della Conferenza di Venezia.

Pubblicato da admin il 11 Gennaio 2012

Di chi muore, non importa a nessuno, chi resta presto dimentica, va avanti e si rifà una vita.
Ci dicono di pensare ai fatti propri, “vivi e lascia vivere”, che nessuno è indispensabile.
Tale è la volgarità del pensiero comune. Questa parte di mondo che chiamano Occidente corre veloce, non si ferma davanti a niente, assimila tutto ciò che incontra e spesso devasta.
La terra, l’acqua, le persone, le relazioni.
Tutto si tinge di squallore e desolazione.
Essere individui, autonomi, l’inganno di sentirsi liberi. Essere soli.
Frantumati e spezzati nell’affanno della vita quotidiana.
Essere soli e, solo, oggetti del potere, del controllo. Numeri senza storia e macchine, pezzi ricambiabili.
Questo, è un modo di pensare e di agire che mi fa ribrezzo.
Vogliono farci credere che sia l’unico modo possibile di abitare in questo mondo, ma non è così.
Tantissimi i segnali che ci dimostrano l’esatto contrario, quotidianamente, nel silenzio.
Un silenzio, troppo spesso, imposto.
Nel silenzio continuano a spegnersi le vite di donne e uomini che hanno respirato per anni, per varie ragioni e per nessun motivo logico, se non quello dell’interesse politico ed economico di altri, quella letale polvere che s’insinua nei corpi e nelle vite, fatalmente: la polvere di amianto.
La forza del movimento che rivendica giustizia per le migliaia di morti non causate da una cieca e innocente ignoranza e fatalità, sta proprio nel sentire l’urgenza di rompere il silenzio e, insieme, portare avanti una lotta e condividere il dolore.
Casale Monferrato è l’emblema della dignitosa azione collettiva e rivendicazione di giustizia contro la multinazionale svizzera dell’amianto, Eternit.
Molte altre città d’Italia e di altre parti del mondo (in alcune delle quali l’amianto continua ad essere estratto e lavorato), guardano al processo di Torino, iniziato il 6 Febbraio 2009 e che si concluderà il 13 Febbraio 2012, con la speranza che il verdetto finale possa favorire dei cambiamenti a livello internazionale.
Che l’istituzione comunale di Casale M. pensi e si accinga a firmare un accordo con chi ha perpetrato una sciagura umana e ambientale ai danni della città di cui dovrebbe essere portavoce, rappresenterebbe un ulteriore e grave atto di violenza.
La possibilità di contrattare non può e non deve essere sempre garantita: non ci si può liberare dalla responsabilità delle scelte fatte e rinegoziare la propria identità pagando 18 milioni di euro.
Se il Comune di Casale M., firmando l’accordo, rinuncerà a comparire nel processo come parte civile lesa e al diritto di intraprendere azioni giudiziarie future contro Stephan Schmidheiny, l’unica, ma grande, consolazione sarebbe quella che, nonostante l’abbandono istituzionale, i cittadini e tutti gli altri soggetti coinvolti in questa drammatica vicenda, non tornerebbero al silenzio e alla solitudine che rende vulnerabili.
Il silenzio per fortuna è rotto e non è più possibile.
L’istituzione comunale dovrebbe “solo” avere l’intelligenza di capire l’entità dell’errore che commetterebbe e le conseguenze, non solo simboliche, che potrebbero scaturire dalla violazione del patto di rappresentanza con in suoi cittadini.

Agata Mazzeo
Università di Amsterdam – Master in Antropologia Medica
Studiosa di questioni politiche e sociali
legate all’amianto e familiare di una vittima.

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Pubblicato da admin il 19 Dicembre 2011
Casale rimane un modello di lotta all’amianto.
 
 
Le  città di Casale Monferrato e Bari sono martoriate da un terribile disastro umano e ambientale, entrambe sono vittime degli effetti patologici dell’amianto.
 
A Bari il killer si chiama Fibronit , a Casale Monferrato Eternit fabbriche di cemento amianto ormai dismesse, entrambe hanno lo stesso suffisso ed uguale conseguenze:
la morte di centinaia di operai e cittadini, provocato dal mesotelioma, inconsapevoli del rischio letale che sprigionano le fibre di amianto.
 
Gli operai che hanno lavorato con l’amianto, in passato, i loro familiari e i comuni cittadini, oggi, continuano ad essere offesi nella loro dignità di donne e uomini: i loro progetti di vita spezzati, i loro corpi afflitti non sono casuali incidenti di percorso o numeri nel calcolo delle probabilità, ma sono l’effetto di logiche di potere e di mercato, le stesse logiche che hanno portato, coloro che hanno perseguito unicamente il proprio profitto economico , a tenere all’oscuro della pericolosità dell’amianto, pur essendone a conoscenza, i lavoratori e i cittadini.
 
Abbiamo conosciuto  Bruno Pesce e Nicola Pondrano  più di cinque anni fa , lì contattammo per costituire un’analoga associazione familiari vittime dell’amianto , ci  risposero , dopo essersi informati da quale città  chiamassimo , che proprio in quel periodo  avevano rifatto lo “Statuto”  in quanto a Casale erano confluite nell’associazione altri gruppi che si occupavano della lotta per la messa al bando dell’amianto, ce  ne inviarono   una copia in modo da  averla come  guida e adattarla alla situazione di Bari.
 
Successivamente  dopo la costituzione dell’associazione  e dopo aver messo “in rete”  il sito www.vittimeamianto.it, molti chiamano il numero telefonico ,che funge da “centro di ascolto”,  contattandoci  per parlare con il Comitato Vertenza Amianto.
Puntualmente  giriamo il loro  numero telefonico, specialmente ai giornalisti, che vogliono intervistarli per questioni relative al processo Eternit.
 
Dopo tre anni di contatti telefonici, l’occasione per conoscerci personalmente è la sesta giornata mondiale delle vittime dell’amianto,tenutasi a Casale il 28 Aprile di quest’anno.
 
Facciamo   parte della delegazione dell’Associazione Familiari Vittime Amianto della città di Bari, invitata da quella casalese a partecipare al convegno di lotta Un mondo senza amianto assieme a diverse altre delegazioni italiane ed estere (Messico, Stati Uniti, Brasile, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera) di associazioni di familiari delle vittime dell’amianto, di esposti, rappresentanze sindacali, politiche, mediche e giuridiche, esperte delle questioni legate all’amianto.
Ad ogni angolo di strada, da molti balconi, da molte vetrine sventolavano i tricolori della giustizia,  bandiere italiane issate  soprattutto per  lanciare il messaggio : Eternit Giustizia
Casale Monferrato in quei giorni è il punto di riferimento mondiale della lotta per la messa al bando dell’amianto nel mondo.
Secondo le stime dell’International Labour Organization (ILO), il bilancio mondiale delle vittime per l’esposizione professionale all’amianto è di almeno 100.000 all’anno, cui vanno aggiunti molti altri casi di patologie asbesto correlate per esposizione ambientale e domestica.
Nel 2000 i Paesi che avevano bandito l’amianto erano 18, nel 2010 55; nel 2000 in 66 Paesi si consumava amianto, nel 2010 in 39.
L’obiettivo del convegno di lotta Un mondo senza amianto è quello di redigere un documento mediante il quale avanzare delle istanze presso le principali istituzioni e organizzazioni europee e mondiali per l’ambiente, il lavoro e la sanità.
Bruno Pesce,  portavoce per l’Italia, sottolinea l’importanza simbolica del processo Eternit che si sta svolgendo a Torino, nel quale i principali azionisti di controllo, il barone belga Jean-Louis De Cartier De Marchienne e lo svizzero Stephan Schmidheiny,  sono accusati di disastro ambientale doloso permanente.
 
È probabile che nel prossimo futuro si avvierà un processo bis per coloro i quali si sono ammalati successivamente e non sono costituiti nel processo  e questo riguarderebbe anche i lavoratori italiani impiegati presso gli stabilimenti Eternit in Svizzera.
 
Casale Monferrato è  diventata un punto di riferimento per le altre cittadine, italiane e straniere, per le sperimentazioni di diversi protocolli su come affrontare la bonifica, per la diagnosi e la cura del mesotelioma pleurico tramite il finanziamento al Gime (Gruppo Italiano Mesotelioma) della Fondazione Buzzi Unicem onlus, società cementifera di Casale che in questo modo contribuisce a dare una speranza ed a credere in una cura.
 
Su circa 1200 casi di mesotelioma pleurico registrati in Italia, 40/50 sono a Casale M. e di questi l’80% è causato da esposizione ambientale alle fibre d’amianto.
 
Bisogna estendere la consapevolezza del rischio che la tragedia dell’amianto provoca.
 
Il processo dopo 66 udienze ha chiuso la fase dibattimentale, l’accusa ha chiesto venti anni di reclusione per i due imputati, massimi esponenti della multinazionale svizzero-belga , la sentenza è prevista per il 13 febbraio 2012.
 
Nel documento finale del convegno  il “Processo Eternit” rappresenta il simbolo concreto delle battaglie per ottenere giustizia  ed  assume una prospettiva internazionale per quanto riguarda i diritti delle vittime e i crimini legati all’amianto, determinati dalle multinazionali.
 
Il processo si è potuto fare grazie alla trentennale lotta dell’associazione familiari vittime dell’amianto , dei sindacati ,delle istituzioni, che sono rimasti accanto alle vittime,  determinando la coesione di una Città  che vuole Giustizia in  memoria di tutte le morti provocate dall’amianto   e  per questa via contribuire a  bandirlo nel resto del  mondo.
Purtroppo a rompere questa “coesione” sono state fatte circolare  prima delle “voci“ di proposte transattive da parte del maggior imputato Stephan Schmidheiny con parziali smentite del sindaco e della giunta di centrodestra che la sostiene,successivamente , grazie alla stampa locale ,quando si è saputo il veicolo  (la Becon AG societa satellite) attraverso il quale si concretizzava la transazione, “l’offerta del diavolo” non è stata più nascosta.
 
A nulla sono valsi gli appelli lanciati dall’associazione famigliari vittime amianto (AFEVA) ,nell’assemblea pubblica del 7 dicembre da loro organizzata a cui non si è presentato il sindaco Demezzi .
 
In  particolar modo l’appello fattogli da Romana Blasotti Pavesi la  coraggiosa  Presidente dell’associazione ,da quello accorato della D.ssa Daniela De Giovanni  oncologa responsabile dell’hospice cittadino, che ha riferito dei 47 nuovi casi di mesotelioma dall’inizio dell’anno a Casale,dato sottostimato.
 
Da  Bruno Pesce che ha messo in evidenza i risultati del processo ,da  Nicola Pondrano che ha evidenziato l’incongruenza di accettare l’offerta di 18,3 milioni dallo svizzero e rimanere come parte civile “ a fianco delle vittime”.per il belga Jean-Louis De Cartier De Marchienne  a cui ha augurato lunga vita ma a quasi 91 anni  c’è la probabilità che non possa “partecipare” ai tre gradi di processo.
Da altri innumerevoli interventi di associati che sottolineavano come  la proposta non doveva essere neanche presa in considerazione sentendosi offesi e indignati per la scelta che gli amministratori si accingevano a prendere.
In particolar modo non riuscivano a capire  perché il sindaco andava a prendere una decisione senza coinvolgere la città , accettando l’offerta economica dello svizzero , reputando congrua  la  valutazione dei danni che tutti invece considerano insufficiente ma soprattutto spaccava una città fino allora coesa ,che ha avuto più di 1800 vittime, ha molte aree del proprio territorio ancora inquinate dall’amianto, ha una consolidata e drammatica incidenza di 50 nuovi casi all’anno di mesotelioma, ha una ingente quota di superficie e volumi da bonificare.
 
La rabbia e l’indignazione dei cittadini,si è riversata per le strade di Casale , ed alle 3,27 del 17 dicembre a misfatto compiuto l’AFEVA  ha continuato a ricevere  la solidarietà dall’estero e dall’Italia come dimostrano l’email pervenute all’associazione delle vittime da tutte le parti del mondo.
 
Come ha ben “postato” l’avv. Sergio Fravettotradimento ed autorete per la città”sul gruppo di facebook “Processo Eternit”, con un voto irresponsabile ha reso pur in presenza  di un’ imputazione penale gravissima (disastro ambientale doloso permanente) a carico dei proprietari svizzero e belga dell’Eternit ed una richiesta altrettanto pesante di pena fino a 20 anni, il consiglio comunale con un voto irresponsabile ha regalato all’imputato svizzero uno sconto senza precedenti:
  • ha regalato  il disimpegno totale dall’obbligo futuro di bonifica e di ulteriore risarcimento a fronte di fattori ed eventi in corso di verifica ed accadimento;
  • ha regalato una quantificazione irrisoria dei danni ad oggi, senza proiezioni certe.
  • si è dichiarato completamente risarcito, oggi anche per il futuro.
  • si è accollato tutto l’onere della bonifica, assolvendo gli inquinatori da ogni responsabilità risarcitoria ulteriore.
  • l’offerta economica dello svizzero Schmidheiny è stata accolta in un baleno, con clausole liberatorie gravi ed illegittime perché lesive del diritto dell’intera comunità ad avere risarcito tutto il danno ambientale subito; ciò è avvenuto in pendenza di un processo giunto al termine del dibattimento ed in attesa della sentenza. Non ci poteva essere regalo maggiore all’imputato svizzero e, soprattutto, quando il secondo imputato ha oggi già 90 anni.
  • l’imputato svizzero, fino all’ultima udienza del processo, ha negato ogni responsabilità per l’inquinamento e i suoi avvocati hanno tentato di demolire l’impianto accusatorio della Procura di Torino;
  • non ha versato nulla in questi anni per la bonifica a Casale, pur conoscendo la causalità esiziale della fibra di amianto utilizzata negli stabilimenti.
E prosegue : ” Il consiglio comunale, la giunta ed il sindaco stanno realizzando una grave ed irreparabile autorete alla città; compiono un atto di sfiducia nei confronti della Procura di Torino e del Collegio del Tribunale che hanno dedicato tempo e professionalità, intelligenza ed intuizione investigativa.”
 
In effetti il “Processo Eternit” (1) ha utilizzato una soluzione giuridica radicalmente diversa al problema della qualificazione dei danni da amianto, per la prima volta la Procura ha deciso di non contestare ai responsabili dell’esposizione i reati di omicidio o di lesioni colpose in relazione ai singoli soggetti che hanno contratto il mesotelioma, bensì i reati di cui all’art. 437 co. 2 c.p. (rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, aggravato dalle verificazione del disastro o dell’infortunio) in relazione alle patologie (non solo mesoteliomi, ma anche asbestosi e tumori polmonari) insorte tra i lavoratori, e del reato di cui all’art. 434(disastro doloso) in relazione ai moltissimi casi di mesotelioma verificatisi nella popolazione di Casale Monferrato, in ragione della pervasiva diffusione dell’amianto anche al di fuori degli impianti ove la sostanza veniva lavorata.
Il procedimento si segnala  per la scelta di contestare, invece dei consueti reati di danno che presuppongono la prova della causalità individuale tra l’esposizione alla sostanza e le singole patologie insorte tra gli esposti, reati di pericolo, in relazione ai quali per l’accusa è sufficiente fornire la prova che l’esposizione abbia cagionato un pericolo per la salute della popolazione.
Di più l’aspetto più innovativo del processo di Torino è ancora un altro. La contestazione di reati di pericolo non ha impedito, infatti, alla Procura di indicare nel capo di imputazione tutti i singoli soggetti (centinaia di persone) che secondo l’ipotesi accusatoria sono morti o si sono ammalati in ragione dell’esposizione. In sostanza, l’impostazione della Procura è che per contestare non solo gli illeciti di pericolo, ma anche le aggravanti relative alla verificazione degli eventi “disastro” o “infortunio” non sarebbe necessario accertare i singoli nessi causali tra l’esposizione, da un lato, e la morte o le lesioni, dall’altro, bastando l’evidenza epidemiologica che l’esposizione abbia cagionato un danno alla popolazione.
 
Ed ancora prosegue Sergio Fravetto:
 
“ Si stanno valutando possibilità di impugnazione degli atti amministrativi ed ipotesi di azioni di tutta la collettività, anche in surroga del Comune, per difendere i diritti al risarcimento totale dei danni subiti ed attesi.”
 
E  conclude :
 
“Rivolgo un esplicito appello alla Magistratura: noi casalesi, da decenni esposti alla fibra di amianto, colpiti dal mesotelioma negli affetti e fra gli amici, chiediamo una condanna esemplare e giusta, nella parte sanzionatoria, senza sconti od attenuanti; chiediamo una valutazione risarcitoria congrua, complessiva e non residuale, con anche la considerazione di una scansione pluriennale dei danni, data la permanenza del reato.
La nostra storia è la storia di una strage, è la storia del più grande inquinamento industriale italiano e forse europeo. Chiediamo che almeno per una volta, venga sancito in modo giusto il principio che chi inquina paga e paga fino in fondo, senza sconti ed alibi, senza rinvii a nuovi costi per la comunità.”
 
Si, Casale Monferrato per la dignità  della sua gente, per l’impegno e la cordialità dei suoi cittadini rimane,per tutte le associazioni delle vittime amianto , un modello di lotta per la messa al bando dell’amianto nel mondo e non merita una classe politica ottusa come amministratori .
Ci auguriamo sia e rimanga  “pro tempore”   sicuri che l’associazione non si muoverà di un millimetro dalle posizioni assunte affinché  continui a sventolare  ,per Casale Monferrato, il tricolore della giustizia.
 
 
(1)   http://www.penalecontemporaneo.it/gliautori/3-luca_masera/
          “ Danni da amianto e diritto penale “

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato da admin il 15 Dicembre 2011
 
All’attenzione del Sindaco di Casale Monferrato
Giorgio Demezzi
e di tutta la giunta comunale
 
Siamo venuti a conoscenza,avendo partecipato all’assemblea organizzata il 7/12/2011 dall’Associazione Famigliari Vittime dell’Amianto (AFEVA) , dell’offerta a Voi rivolta dagli avvocati di Stephan Schmidheiny e della possibilità che si realizzi un patto con l’imputato condizionato  al ritiro del Comune di Casale Monferrato dal processo in cambio di soldi.
 
Questa notizia ci sconcerta e rattrista allo stesso tempo.
 
Abbiamo sempre guardato a Casale Monferrato come al più importante esempio collettivo di sensibilità ambientale contro l’amianto e all’Associazione Famigliari Vittime Amianto come un modello da seguire nella lotta della messa al bando dell’amianto.
 
Anche la nostra città Bari , al pari di Casale Monferrato , è martoriata da un terribile disastro umano e ambientale essendo vittima degli effetti patologici dell’amianto, causati dalla dispersione delle fibre prodotte per tanti anni in massima parte dalla Fibronit  fabbrica di cemento amianto, come la Eternit .
 
Lei e la giunta che la sostiene siete i rappresentanti, pro tempore, dei Cittadini casalesi  i quali  nella suddetta assemblea le hanno lanciato un accorato appello affinché il Comune continui a rimanere accanto ai familiari delle vittime nell’ambito del processo Eternit.   
 
L’accettazione di questo “patto con il diavolo” avrebbe una ricaduta simbolica su tutte le vittime ed i cittadini che si battono contro l’amianto nel mondo.
 
Non concediamo attenuanti ad un crimine così esteso e profondo: prima dei soldi la giustizia.
 
Chiediamo pertanto al Comune di Casale Monferrato ed alle istituzioni parti civili del più grande processo penale internazionale contro la strage dell’amianto di respingere fermamente le proposte di Stephan Schmidheiny, tese ad ottenere attenuanti ed a proporsi nel mondo come un benefattore.
 
Non diventate complici di quest’uomo, tradendo le tante vittime ed i cittadini.
 
Esprimiamo tutta la nostra piena solidarietà ed appoggio alla lotta dei cittadini di Casale e di tutte le vittime dell’amianto.
 
Associazione Familiari Vittime Amianto Bari
 

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Pubblicato da admin il 2 Dicembre 2011

Carissimi ,

Anche quest’anno abbiamo il piacere d’invitarVi al “Meeting del Volontariato 2011” che si terrà a Bari il 3 e 4 Dicembre  2011 presso la Fiera del Levante  di Bari ,Ingresso Orientale, padiglione 9-10.

La nostra Associazione sarà presente con un suo spazio espositivo in tale importante momento di raccolta e di confronto delle varie realtà che operano sul territorio nel grande ambito del volontariato e della solidarietà verso gli altri,divideremo  lo stand 34 con l’associazione “Butterfly” che si occupa di assistenza domiciliare,terapie del dolore e cure palliative,  presieduta dal Dr. Ferruccio Aloè.

Il tema di quest’anno è :

“Riscoprire l’ideale per vivere il reale”

che ben sintetizza  il nostro impegno morale agli scopi di prevenzione e cura della popolazione e bonifica del territorio  da noi perseguiti attraverso l’ opera di sensibilizzazione sugli effetti patologici dell’amianto.

Il meeting ci darà  la possibilità di diffondere nei cittadini la conoscenza e il significato della prevenzione, per  tornare a sollecitare  le Istituzioni circa l’urgenza della  costituzione di   una “task force” sanitaria ed il finanziamento alla ricerca per avere una maggiore possibilità di cura del mesotelioma.

Sarà anche un’occasione per confrontarci e dibattere insieme in un percorso di arricchimento reciproco , manifestare la solidarietà e la condivisione alla lotta che  l’Associazione Famigliari Vittime Amianto di Casale Monferrato  ( AFEVA) ha condotto nelle aule del Tribunale di Torino contro la multinazionale Eternit che andrà a sentenza il 13 di Febbraio 2012.

Sarà l’occasione per ribadire  l’attenzione, la solidarietà e  l’impegno  per un

                                                                 Mondo senza Amianto

Pubblicato da admin il 23 Maggio 2011

Varca fiducioso la soglia, fratello, col tuo dolore, con la tua speranza.

Amore e Scienza vegliano affinché possa nuovamente sorriderti la Vita.

 

E’ la frase che ti accoglie, quando si varca l’entrata degli Spedali Civili di Brescia.

Con la mente ripensavamo al percorso che ci aveva portato a Brescia. Su internet avevamo letto di un comunicato stampa :

VII Meeting of the International Mesothelioma Interest Group (I.M.I.G.)

”How advanced technology and new drugs are changing the perspectives of patients with MM”Brescia, Italy – June 24-26, 2004  School of Medicine of the University

Ovvero “Come la tecnologia avanzata ed i nuovi farmaci stanno cambiando la prospettiva dei malati di mesotelioma” ci colpì, in particolare, la motivazione del perché a Brescia si era tenuto quest’importante convegno sul mesotelioma:

“L’impegno congiunto di strutture ospedaliere (in particolare la Pneumologia e la Chirurgia Toracica) e universitarie  (la Radiologia, la Medicina del Lavoro e l’Anatomia Patologica) ha concentrato a Brescia una casistica di mesoteliomi fra le maggiori in Italia.

Gli Spedali Civili rappresentano dunque una struttura di riferimento per la diagnosi e la terapia del Mesotelioma anche grazie all’istituzione di un Gruppo Multidisciplinare Mesotelioma che riunisce le competenze di pneumologi, chirurghi toracici, radioterapisti, oncologi medici, radiologi, anatomo-patologi, medici nucleari, laboratoristi e medici del lavoro. Tale gruppo è parte attiva del Gruppo Italiano Mesotelioma (G.I.Me.)  recentemente costituito con finalità di promozione dell’attività clinica e della ricerca in questo campo e rappresenta indubbiamente un modello di moderno approccio alla patologia complessa.

L’assegnazione dell’importante convegno dell’IMIG a Brescia rappresenta perciò un significativo riconoscimento dell’attività svolta negli ultimi anni.”

Lo stesso convegno dedicato alle nuove tecnologie per la diagnosi della malattia ed ai nuovi farmaci per il trattamento vedeva  la partecipazione di 60 relatori che sono i più importanti esperti al mondo e  provengono da vari paesi dell’Europa, dagli Stati Uniti, dall’Australia e dal Giappone. Contemporaneamente si svolgeranno tre simposii satellite: uno di Medicina del Lavoro, organizzato dal prof. Alessio dell’Istituto di Medicina del Lavoro dell’Università di Brescia,  sulle “Attualità e prospettive in ambito di salute del lavoro e dell’ambiente”; uno di Oncologia “Pemetrexed: un passo avanti” dedicato ad un nuovo farmaco per il trattamento della malattia ed uno di Toracoscopia dedicato alle nuove modalità di diagnosi e terapia endoscopica.

Contattammo gli organizzatori di quel Convegno, il Dottor Luciano Mutti  ed il Dottor Gianfranco Tassi, entrambi si mostrarono comprensivi alle nostre  richieste di ripetere la diagnosi, ci dissero di portare i vetrini ed i “blocchetti” richiedendoli all’istituto di  anatomia patologica dell’università di  Bari.

La Patologa ,Prof.ssa Serio fu molto disponibile a  interloquire personalmente con i dottori di Brescia e, nel  consegnarci  “blocchetti” e  vetrini, si augurava di essersi sbagliata e ci suggeriva di non perdere tempo, poiché l’istotipo epiteliomorfo, in caso di conferma della diagnosi, non solo era  “operabile” ma consentiva una prognosi più favorevole.

A Brescia arrivammo dopo aver consultato il Dottor  Alain Bisson , chirurgo francese che aveva già operato un nostro conoscente, e il prof. Sartori, primario di chirurgia toracica a Padova, il quale, qualche anno prima, aveva avuto un melanoma  e aveva scritto un libro – ‘Dall’altra parte’ – insieme con altri suoi due colleghi, anch’essi provati duramente da gravi  malattie. L’avevamo anche visto in televisione nel programma di Minoli ”Nemesi Medica”.

Partimmo per Parigi  in autobus da Milano.

Il Dottor A. Bisson  ci spiegò che in Francia, prima d’intervenire chirurgicamente, era obbligatorio ripetere la diagnosi in  tre centri diversi per avere la certezza che si trattasse di mesotelioma maligno.

In cuor nostro speravamo in un errore della diagnosi. Il chirurgo francese, come pure Sartori, ci dette la sua disponibilità ad effettuare l’intervento di pleuropneumonectomia piuttosto che la sola pleurectomia (ossia decorticazione della pleura lasciando il polmone),  in quanto statisticamente, nel 78% dei casi, la recidiva avviene  in tempi brevi.

 

Scartammo Parigi per problemi logistici ed economici, il SSN non rimborsa interventi chirurgici che possono essere fatti in Italia, dove  esistono svariati centri di eccellenza reperibili all’indirizzo della rubrica “sportello Cancro” del quotidiano on line del Corriere della Sera.

Il Professor Sartori ci disse  che  non aveva problemi ad operare, in quanto era il suo mestiere,ma si trattava di un tipo d’intervento che nessun chirurgo si augurava di fare, poichè molto demolitivo. Ci colpì per la sua grande umanità e schiettezza ma terminammo la visita più confusi che persuasi.

Così, a fine agosto, approdammo a Brescia dal chirurgo toracico Dr. Bovolato.

Il Dr. P. Bovolato  dal tenore delle nostre domande,(quanti interventi avesse fatto la sua equipe,quanta mortalità aveva avuto nella sua casistica,che tipo di complicazioni si andava incontro nell’effettuare la pleuropneumonectomia rispetto alla pleuronectomia, e via dicendo),si rese conto che avevamo maturato l’idea della gravità della patologia; ragione per cui decise di rispondere alle nostre domande facendoci assistere alla discussione del caso insieme alla sua equipe.

La nostra impressione fu di un Direttore che teneva nella giusta considerazione i suoi collaboratori e  tutta l’equipe avesse le idee chiare sul percorso da fare.

Rimanemmo sorpresi dall’ affabilità del personale paramedico e dalla pulizia ed organizzazione complessiva del reparto.

Alla fine della visita, chiedemmo qual’era il primo giorno utile per effettuare l’intervento chirurgico,ci disse che potevamo tornare il 15 per effettuare l’intervento il 20 di Settembre.

Tornammo a Bari,con la consapevolezza che il nostro personale viaggio della “speranza” era giunto al termine e che ormai era giunto il momento  di affidarci alle mani “esperte ” dei chirurghi.

 

Pubblicato da admin il 22 Maggio 2011

La diagnosi ,una sorta di sentenza ,era dunque di mesotelioma.

La parola Mesotelioma  l’avevo letta,per la prima volta, su  un trafiletto di pochi giorni prima,del giornale locale  la Gazzetta del Mezzogiorno a firma di Nicola Simonetti .

 Riferiva di un  corso d’ aggiornamento per medici di famiglia sulle patologie collegate all’amianto , tenuto il 25 giugno 2005 proprio dalla Cattedra di chirurgia toracica  presieduta  dal professor Loizzi.

Sapevo di questo corso   poiché la locandina  faceva bella mostra lungo il corridoio del reparto,l’avevo  letta  svariate volte nell’attesa che i medici terminassero  la quotidiana visita  e, noi parenti, aspettavamo di rientrare  nella stanza dov’erano ricoverati i nostri cari.

Prima di allora ,i medici parlavano genericamente di asbestosi e non di mesotelioma.Ho conservato l’articolo come tutte le notizie che riguardano la patologia collegata all’amianto.

 Asbestosi appello ai medici di base.

In aumento le patologie collegate all’amianto:

“Serve la diagnosi precoce”

E l’amianto non uccise solo in fabbrica.

“Notiamo – ha detto il prof.Michele Loizzi,direttore della clinica di chirurgia toracica dell’Università,al corso  di aggiornamento concluso ieri ,che ha organizzato e presieduto –

un preoccupante aumento nella popolazione barese di patologie collegabili con l’esposizione all’amianto. E ,purtroppo, dovremmo attenderci un ulteriore incremento.”

Versamenti pleurici recidivanti,placche pleuriche,mesoteliomi a vari livelli dell’organismo sono,purtroppo,eventi che hanno nell’amianto (o asbesto) il proprio diavolo.

“A parte le iniziative a difesa  effettiva dell’ambiente e della popolazione e le possibilità terapeutiche non troppo utili, è importante – ha detto Loizzi – instaurare iniziative di diagnosi anticipata almeno per i soggetti a rischio.”

“Chiediamo collaborazione ai medici di famiglia e specialisti per questo scopo irrinunciabile. Purtroppo ci giungono situazioni già avanzate e per questo non trattabili. Un trattamento precoce le avrebbe potuto salvare . Il prof . David Sugarbaker di Boston – insiste Loizzi- ottiene nei suoi malati operati di pleuropneumonectomia allargata, il 22 %  di sopravvivenza a 5 anni di distanza che noi non raggiungiamo perché interveniamo a “misfatto compiuto e consolidato”. “Bari e la Puglia meritano attenzione. Si inizi con la sensibilizzazione,l’educazione,si combattano paure e pregiudizi.”

“ I soggetti a rischio, in particolare, vanno seguiti ed i versamenti pleurici iniziali devono essere indagati con biopsia in torascopia.”

L’immunocitochimica  su cellule può aiutare. (Prof.Serio).

L’assessore  regionale Tedesco si è mostrato interessato ad iniziative di screening,tenendo presenti i dati epidemiolologici ( Prof.Marina Musti registro nazionale mesoteliomi).

Nel mesotelioma intervengono anche fattori genetici e virali studiati dai Prof.Gabriella Serio  e Lucio Pollice (anatomia patologica università Bari) che hanno seguito una famiglia barese con casi ripetuti della malattia.

Cerco notizie del congresso su Internet,trovo solo un comunicato stampa sul sito della fimmg

Amianto e medici di famiglia: si alla prevenzione dei soggetti a rischio

“Siamo pronti a raccogliere l’appello lanciato dal prof. Loizzi – Direttore della Clinica di Chirurgia Toracica dell’Università di Bari, con il quale già da qualche anno, come associazione, abbiamo avviato un proficuo confronto”, ha dichiarato il dott. Filippo Anelli – Segretario Regionale della Fimmg.

Il prof. Loizzi aveva lanciato ieri l’allarme circa l’aumento nella popolazione barese delle patologie legate all’amianto. Patologie gravi, come l’asbestosi o i terribili mesoteliomi, spesso incurabili quando si manifestano, che  richiedono un attento monitoraggio dei soggetti a rischio per consentire di giungere precocemente alla diagnosi.

Una diagnosi precoce, infatti, può allungare la sopravvivenza e far si che una considerevole percentuale della popolazione affetta da queste patologie possa agevolmente sopravvivere oltre i cinque anni di malattia.

L’esposizione all’amianto è particolarmente elevata in Puglia ed in particolare nel barese per la presenza di siti ricchi di materiale tossico, come l’ex fabbrica Fibronit.

“Utilizzando i dati epidemiologici sinora raccolti e tenendo conto di quelli presenti nel registro regionale mesoteliomi – curato dal prof. Assennato”, ha proposto il dott. Vito De Robertis Lombardi – segretario provinciale della Fimmg Bari, “si potrebbe individuare la popolazione a rischio ed avviare indagini specifiche per consentire la diagnosi precoce”.

“Proponiamo di costituire a livello regionale un gruppo di lavoro che elabori una linea guida condivisa e definisca un percorso diagnostico-terapeutico con il quale attribuire compiti specifici a tutti gli operatori sanitari interessati”, ha affermato il dott. Anelli.

“Siamo certi che su queste tematiche vi sia una elevata sensibilità da parte dell’assessore alle politiche della salute della Regione Puglia, Alberto Tedesco, e degli altri assessori regionali interessati al problema, come i responsabili dell’ambiente, del lavoro, dell’urbanistica e così via”, ha continuato il dott. Anelli. “Solo con iniziative pluridisciplinari si potrà ridurre il rischio di esposizione all’amianto dei cittadini pugliesi”

Il giorno delle dimissioni era Sabato, dovevamo incontrare il Primario il Lunedì successivo alle 11 ,lo stesso doveva prescriverci il percorso di cura con relative indagini da effettuare .

Passammo l’intero fine settimana a consultare internet. Le parole chiavi utilizzate per  la  ricerca erano proprio le virgolettate dell’intervista della Gazzetta :

Possibilità terapeutiche (non troppo utili) a detta del Primario che lasciava presagiva un atteggiamento rinunciatario,forse per via del fatto che parlava di “misfatto avvenuto” nella maggior parte dei casi che arrivavano alla sua osservazione.

Sugarbaker David  era il nome del chirurgo che aveva ottenuto i migliori risultati,in termini di sopravvivenza,dal suo metodo cosiddetto trimodale.

Metodo trimodale  era la terapia adottata da Sugarbaker  comprendente la Chirurgia,Chemioterapia e Radioterapia.

Sopravvivenza,cura, pleuropneumonectomia, e così via più andavamo avanti nella ricerca e più aumentava lo sconforto.

Nella nostra mente risuonavano due passaggi ,quello del resoconto giornalistico del convegno,”possibilità terapeutiche non troppo utili” e la conferma del comunicato dell’associazione dei medici di base che parlavano di “patologie gravi come… i terribili mesoteliomi spesso incurabili quando si manifestano”. Per di più scoprivo che non esistevano delle linee guida condivise tutto ciò  faceva aumentare l’ansia in noi familiari e lo sconforto nel malato.

Ci risollevò il morale mio cognato,aveva saputo che a Bari un signore ,affetto da  mesotelioma, era stato operato e sopravvive da Aprile 1997. Lo contattammo telefonicamente e  andammo a trovarlo, la condivisone della malattia porta alla solidarietà, ci raccontò la sua odissea e man mano che parlava c’infondeva speranza e forza ,tutto quello che avevamo letto su internet,sopravvivenza scarsa,prognosi infausta e così via, era come se si fosse annacquato.

In breve ci raccontò di aver subìto un primo intervento chirurgico  in Francia,successivamente ,dopo 1 anno, ebbe una recidiva  e provò a farsi operare a Bari,lo stesso chirurgo del policlinico disse che era in grado di effettuare,lo stesso tipo d’intervento e che non era il caso di ritornare a Parigi.

Dopo averlo aperto lo richiuse quasi subito,dicendo ai familiari,che purtroppo non c’era niente da fare.

Il fratello non si diede per vinto,ricontattò il chirurgo francese il quale l’operò ed è tutt’ora libero da malattia..

Le sue cartelle cliniche sono oggetto di studio,dei vari medici specializzandi che, ancora oggi, lo contattano per studiarsele.

Il lunedì il ritorno a chirurgia toracica,si presentò più caotico del solito,quella mattina si sostenevano esami, gli studenti di medicina erano mischiati ai pazienti che erano in attesa della visita o della terapia,noi aspettavamo silenziosamente il nostro turno,un aiuto del Primario andò a riferire della nostra presenza ed il Professore ci fece accomodare nella sua stanza,aspettammo 10 minuti il tempo che finisse d’interrogare uno studente a cui aveva rivolto delle domande,quando entrò nella stanza la sua espressione era abbastanza affranta,ci disse che il sospetto che fino ad allora non aveva esternato, di mesotelioma,anatomia patologica  l’aveva confermato.

 Nello stesso tempo,però, l’istotipo era epiteliomorfo e data la giovane età e le condizioni generali della paziente, era possibile tentare una pleuropneumonectomia allargata per togliere tutto il tumore visibile.

Si trattava di un intervento che metteva a dura prova qualsiasi chirurgo ma che lui si sentiva di affrontarlo.

Chiesi quanti interventi di quel tipo avesse  affrontato fino a quel momento,a questo rispose che avremmo trovato sempre,nel reparto,la massima comprensione e disponibilità.

Io comunque ,prima di qualsiasi decisione,volevo un secondo parere e per questo dovevo e volevo contattare un centro di eccellenza.

Pubblicato da admin il 21 Maggio 2011

Il 2 Luglio 2005, giorno delle dimissioni, i medici del reparto di Chirurgia Toracica non avevano più sospetti clinici,erano venuti a conoscenza della diagnosi,nessuno ebbe il coraggio di comunicarci la cattiva notizia.

Ad una mia espressa richiesta, alzando gli occhi al cielo  risposero  che Anatomia Patologica 2, distante 500 metri dal reparto,non aveva ancora completato l’esame istologico, che comunque doveva essere il Primario a comunicarci la diagnosi ,non appena il patologo faceva pervenire per iscritto l’esame istologico.
Noi avevamo dei brutti presentimenti,nell’incamminarci verso l’uscita del reparto ci sentivamo gli occhi dei medici addosso,la loro era Carità Cristiana volevano solo risparmiarci alcuni giorni di dolore.

Uscendo dal reparto un acre odore di sigarette ci avvolse,di fronte c’era la Cappella aperta entrammo e le nostre lacrime si fecero preghiera,una volontaria si avvicinò  disse di non disperarci anche le situazioni più drammatiche,con l’aiuto della Divina Misericordia, potevano risolversi.
Il nostro pensiero era rivolto a nostra figlia,trovare il modo di comunicargli la gravità della situazione era un problema nel problema,nel frattempo  aspettavo di leggere la diagnosi istologica,avevo letto su Internet che la diagnosi sul mesotelioma si presta ad errore.

Disperatamente  cercavo notizie che avvaloravano queste ipotesi  speravo che la diagnosi fosse di placche pleuriche,meno drammatica rispetto al mesotelioma.

Trovo un PDF sulla sezione medici del  sito Gime cercavo una motivazione per avere,eventualmente, un secondo parere clinico ,la cosiddetta second opinon in caso di diagnosi da tutti definita infausta.

Nella diagnosi differenziale delle neoplasie pleuriche è necessario tener conto che il cavo pleurico è  frequentemente sede di metastasi di neoplasie extrapleuriche che devono essere escluse per formulare con certezza la diagnosi di mesotelioma.
Le neoplasie che con maggior frequenza interessano la pleura sono:
• Adenocarcinoma metastatico
• Mesotelioma
• Carcinoma indifferenziato a piccole cellule
• Linfoma
• Melanoma metastatico
La diagnostica differenziale delle neoplasie pleuriche è resa particolarmente difficoltosa dalle caratteristiche dei campioni che più spesso arrivano al patologo, cioè i versamenti pleurici e le biopsie toracoscopiche, che possono presentare un serie di problematiche:
• Piccole dimensioni
• Artefatti da compressione
• Perdita di aggregazione cellulare nei versamenti e negli agoaspirati
• Cattiva fissazione (versamenti)

Nonostante i problemi indicati, in molti casi la morfologia della neoplasia è sufficiente per un orientamento diagnostico.
In gran parte delle situazioni, invece, sia in presenza di biopsie che, soprattutto, di versamenti, la sola valutazione morfologica non basta per dare indicazione di primitività. Di particolare rilievo a questo proposito è la diagnosi differenziale delle neoplasie epiteliomorfe o, più raramente, sarcomatoidi, che possono essere sia di natura epiteliale (carcinoma) che mesoteliale (mesotelioma)

Comunque, anche nei casi in cui l’istologia della lesione e la clinica sembrano orientare la diagnosi con sufficiente certezza, è sempre opportuno confermare la natura della neoplasia mediante un pannello di reazioni immunoistochimiche.

Leggo di problemi irrisolti nel fare la diagnosi differenziale tra un mesotelioma e un carcinoma :

I marcatori attualmente disponibili hanno sicuramente facilitato la diagnosi differenziale delle neoplasie pleuriche, ma la loro affidabilità non è mai assoluta, sia perchè le cellule neoplastiche possono perdere l’immunoreattività per alcuni marcatori delle cellule di origine o esprimere marcatori aberranti, che per la variabilità legata alla fissazione ed alla processazione dei campioni, per cui si raccomanda sempre di utilizzare pannelli di più marcatori.

Per molti quesiti di diagnostica differenziale (ad esempio, metastasi di adenocarcinoma gastrico o pancreatico) non esistono marcatori sufficenti per formare un pannello immunoistochimico discriminante. In questi casi, possono essere di aiuto la storia clinica, e l’aspetto morfologico della lesione

Insomma ci si attacca a tutto affinché il male sia minore.

La  conferma invece  arriva ed è quella che tu cercavi di rimuovere dalla mente.

Unita’ Anatomia Patologica 2

Comunicazione di diagnosi istologica

 

Materiale inviato:

A biopsia pleura

B biopsia pleura

 

Bari ,li 30/06/2005

Inviato da  CHIRURGIA TORACICA

Campione pervenuto il 20/06/2005

Sospetto Clinico.

Versamento pleurico dx con ispessimenti pleurici.  Paziente abitante da anni c/o Fibronit.

Reperto Macroscopico.

Pervenuti 2 contenitori:

A ) Privo di indicazioni: alcuni frammenti irregolari grigio-brunastri dal diam. max  variabile da cm.  0,3 a cm. 0,6

B)  Privo di indicazioni : alcuni frammenti fibro- adiposi  del diam.max variabile da cm. 0,4 a cm.0,9.

Diagnosi intraoperatoria provvisoria:

Sospetto mesotelioma

Diagnosi.

Mesotelioma maligno epiteliomorfo con prevalenti aspetti tubulari della pleura.

Reazioni immunoistochimiche:

Positive per CKAE1/AE3 (+++); Calretinina(++); Ki 67 (20%),

Negative per TTF-1

Il Patologo

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